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dal 26 al 30 aprile 2010
VII Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi
Sembianti e sinthomo
VII Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi
 
Bibliografia del tema del Congresso
Catherine Bonningue
 

Per circoscrivere questo tema ne L’orientamento lacaniano di Jacques-Alain Miller, vi proponiamo un viaggio nel tempo, al contrario.

Il tema Sembianti e sinthomi è stato introdotto il 24 aprile 2008 a Buenos Aires. (La Cause freudienne n. 69). J.-A. Miller lo riprenderà nel suo corso, il 14 maggio 2008, intitolato Tutti sono folli.

Viene poi lavorato nel suo corso Cose di finezza in psicoanalisi (2008-09). Il 3, il 10 e il 17 dicembre 2008, il 14 e il 21 gennaio, l’11 febbraio, il 4 e l’11 marzo 2009, il concetto del sinthomo è ampiamente precisato, rifondato, in particolare nella sua nozione di singolarità e anche in una nuova accezione della fine dell’analisi, dopo una breve nota del 12 novembre 2008. Il 3 dicembre 2008, J.-A. Miller distingue psicoanalisi e psicoterapia, relativamente ai sembianti. Il 10 dicembre 2008, egli affronta la seguente questione: le strutture cliniche (assieme al concetto di discorso) appartengono al sembiante o al reale? Il 17 dicembre 2008, si chiede se l’analista sia sembiante o reale. Il 14 gennaio 2009, tratta di finzione e sembiante. Il 21 gennaio 2009, ritorna su di un tema trattato tempo addietro: psicoanalisi e vacillazione dei sembianti. Il 4 marzo 2009, ritorna sul sembiante con Feydeau e Voltaire.

In Tutti sono folli, prima di Buenos Aires (aprile 2008), il 30 gennaio 2008, J.-A. Miller ha affrontato il punto del «reale proprio all’inconscio»” messo in relazione da Lacan, alla fine del suo insegnamento, con quello del «discorso che non sarebbe del sembiante». Il 13 febbraio 2008, sempre a partire dall’ultimo insegnamento di Lacan, ha trattato della materialità propria dell’inconscio del sintomo. Il 12 marzo 2008, ha dato una nuova definizione del sintomo in quanto evento di corpo, già precisato tempo addietro, in questo caso evento di godimento. Il 19 marzo 2008, ha parlato del godimento fuori-senso del sinthomo. Il 26 marzo 2008, ha evocato la soddisfazione del sinthomo. Il 14 maggio 2008, ha prolungato e arricchito il suo intervento di Buenos Aires. Il 4 giugno 2008, ha trattato della verità come sembiante, varità. L’11 giugno 2008, ha trattato il punto del sintomo come mondo a sé.

Ne L’ultimissimo Lacan, «L’inconscio reale» (La Psicoanalisi nn. 43-44), J.-A. Miller ha affrontato la questione del reale come risposta sintomatica. Ne «L’esp d’un laps» (Quarto n. 90), ha parlato della sembiantizzazione della verità, varità, dell’articolazione significante in quanto sembiante e poi del seguente tema: il sembiante e la passe. Ha evocato anche il capitolo IX del Sinthomo, che commenterà più avanti nel corso dell’anno, sul reale come sinthomo di Lacan. Ne «L’esp d’une hallucination» (Quarto n. 90), ci ha introdotto alla lettura del capitolo «Dall’inconscio al reale» del Sinthomo, che farà in modo più preciso ne «De l’inconscient au réel: une interprétation» (Quarto n. 91). Ne «La passe bis» (La Psicoanalisi n. 42), ha affrontato la questione della fine dell’analisi come soddisfazione: saperci fare con il proprio sintomo. Ne «L’envers de Lacan» (La Cause freudienne n. 67), ha precisato il concetto di senso ne Il sinthomo, riferendosi a L’etica della psicoanalisi (si rinvia anche a «Della natura dei sembianti»), affrontando la questione del reale e del vero quanto ai sembianti, con le tre categorie dell’immaginario, del simbolico e del reale. Nell’articolo «S’il y a la psychanalyse, alors…» (La petite Girafe n. 25), ha sfiorato la nozione della truffa facendo riferimento alla psicoanalisi. Il 14 marzo 2007, ha precisato, ancora una volta, la distinzione tra sintomo e sinthomo e l’opposizione tra sintomo e inconscio. Ha fatto riferimento a Joyce disabbonato dall’inconscio, incarnazione del sinthomo. Poi ha trattato la questione dell’identificazione al sinthomo. Tale lezione fonda veramente il nuovo concetto di sinthomo. Il 21 marzo 2007, ha affrontato la psicoanalisi, secondo l’ultimissimo insegnamento di Lacan, in quanto essa fa vacillare il sembiante psicoanalitico, poiché il sembiante comincia con il senso, in opposizione al reale. Poi, è tornato sulla psicoanalisi come truffa. Come disgiungere senso e sembiante? – questa questione è stata posta da Lacan. Le tre categorie del simbolico, dell’immaginario e del reale sono state articolate di nuovo, per afferrare in particolare la menzogna, l’oggetto a, l’angoscia... Ha proseguito poi in una nuova definizione del sinthomo. Il 28 marzo 2007, la pratica psicoanalitica è stata affrontata a partire dal sembiante, poi dalla nozione di buco — che potrebbe rifondare il senso del desiderio — e del sinthomo che devono essere differenziati rispetto al reale. Prosegue poi sulle tre categorie e dà spazio alla poesia, a cui ha già fatto allusione in precedenza. Il 2 maggio 2007, ha annunciato, seguendo Lacan, che non c’è liberazione dal sinthomo – affermazione che può essere problematica e che deve essere precisata – poi ha sfiorato il tema dell’amore e del sembiante. Il 23 maggio 2007, ha affrontato la questione del senso, del reale e del sintomo. Il 30 maggio 2007, è tornato sul tema dei sembianti, in relazione con gli elementi «visivi» di Lacan, sino al toro.

L’anno dell’Orientamento Lacaniano III, 8, nelle «Illuminations profanes» (Quarto n. 62), J.-A. Miller ha ripreso un’articolazione sintomo/sinthomo, seguendo il suo intervento alle Giornate dell’Ecole de la Cause freudienne, e ripercuotendo questa stessa distinzione su una serie di concetti. Attaccando «Une lecture du Séminaire D’un Autre à l’autre de Jacques Lacan», in «Un schème porteur» (La Cause freudienne n. 64), ha sfiorato il sintomo isterico in quanto evento di corpo nel caso di Anna O. In «Une ronde structurale» (La Cause freudienne n. 64), ha evocato l’oggetto a come sembiante (Ancora). In «Un réel absolu» (La Cause freudienne n. 65), ha segnalato l’abbozzo di quello che diverrà poi il partner-sintomo. In «Du mythe au logique» (La Cause freudienne n. 65), ha precisato che il fondamento del sembiante lacaniano si trova ne L’etica.

Nei Pezzi staccati, farà riferimento alla parte consacrata al Sinthomo: «Présentation du Sinthome» (La Cause freudienne n. 60), «Résonances» (La Cause freudienne n. 60), «Le ratage, sexuel» (La Cause freudienne n. 61), «Un trou dans le réel» (La Cause freudienne n. 61), «Nomination» (La Cause freudienne n. 61), «Lituraterre inconnue» (La Cause freudienne n. 62), «De petit a au sinthome» (La Cause freudienne n. 62), «La lettre voilée» (La Cause freudienne n. 62). Il 23 marzo 2005, è tornato su quanto ha sviluppato ne «Della natura dei sembianti» e ha continuato poi sul reale e sul sembiante il 13 aprile 2005.

L’anno dell’Orientamento Lacaniano III, 6, ne «L’ère de l’homme sans qualités» (La Cause freudienne n. 57), ha affrontato il sinthomo e pure la categoria del sembiante. Nella «Introduction au Séminaire de L’angoisse», «Plaque tournante», «Une ligne de cassure», «Un fil d’Ariane» (La Cause freudienne n. 59), ha fatto brevi allusioni alla categoria del sembiante.

In «Un effort de poésie», «Psychanalyse et société» (Quarto n. 85), ha fatto una breve allusione alla nozione di sembiante.

L’anno dell’Orientamento Lacaniano III, 4, il 28 novembre 2001, J.-A. Miller ha evocato il sintomo nell’ultimo insegnamento di Lacan. Il 15 maggio 2002, ha ripreso ancora la nozione di sinthomo, in opposizione al sintomo classico. E di nuovo nelle «Intuitions milanaises» (Mental n. 11 e n. 12).

Ne «Il luogo e il legame», ha affrontato la consistenza del sintomo e il suo statuto di reale ne «Le clivage psychanalyse/psychothérapie» (Mental n. 9). Il 13 dicembre 2000, ha trattato la questione del sembiante, in particolare in relazione al Seminario XVII di Lacan. Il mondo è disertato dal reale e popolato di sembianti. In «Psychanalyse pure, psychanalyse appliquée à la thérapeutique & psychothérapie» (La Cause freudienne n. 48), è ritornato sul sembiante, prodotto dalla psicoanalisi, poi ha ripreso la questione del sintomo (o sinthomo) in una psicoanalisi che sarebbe fuori-senso, cancellando così la barriera tra sintomo e fantasma. Ha fatto riferimento a «Dal sintomo al fantasma e ritorno». Ha trattato anche rapidamente la questione della donna-sintomo. Ne «Le réel est sans loi» (La Cause freudienne n. 49), ha affrontato la questione del credulone e del non-credulone rispetto al sembiante e all’oggetto a che non sarebbe che un sembiante. Il 28 febbraio 2001, ha evocato in modo rapido il rapporto di Freud con i sembianti e la funzione del nodo in Lacan, che è il suo partner-sintomo. Il 7 marzo 2001, ha sfiorato il tema della vacillazione dei sembianti in psicoanalisi e la questione del sintomo come singolare ad ogni soggetto e non solo particolare. Il 21 marzo 2001, ha definito il sinthomo come anti-funzionamento e ha commentato l’espressione «Sono laddove ça gode», identificando l’io al sintomo che gode. Il 28 marzo 2001, ha continuato nella sua definizione del sinthomo, in relazione con la difesa e il significante che produce anche godimento, andando verso un sintomo modo-di-godere. Il 2 maggio 2001, ha continuato sul godimento del sintomo e sul concetto del sinthomo che va più lontano dell’inconscio. Ne «L’ex-sistence» (La Cause freudienne n. 50), ha affrontato la nozione di ex-sistenza che fonda il reale e il sembiante. Ne «Le dernier enseignement de Lacan» (La Cause freudienne n. 51), ha affrontato rapidamente la scrittura del sinthomo e la struttura in quanto è sembiante.

Ne «Gli usi del lasso», il 17 novembre 1999, J.-A. Miller ha affrontato il legame tra sintomo, godimento e transfert. Ne «Le coït énigmatisé» (Quarto n. 70), ha parlato, a partire da Borges, di culture e sembiante, includendo il coito ridotto a un sembiante. Il 3 dicembre 1999, ha fatto un breve riferimento al sintomo come ersatz, sostituto. Ne «La nouvelle alliance conceptuelle de l’inconscient et du temps chez Lacan» (La Cause freudienne n. 45), è tornato su sintomo, godimento e transfert e ha abbordato la questione dell’inconscio, il soggetto supposto sapere, come sembiante. Il 19 gennaio 2000, ha evocato il sembiante nudo e trattato del sembiante quanto ai discorsi. Nella «Théorie du caprice» (Quarto n. 71), ha continuato sul sembiante e il discorso. In «Quando i sembianti vacillano...» (La Psicoanalisi nn. 43-44), ha sviluppato il tema di sembiante e discorso. L’8 marzo 2000, ha sfiorato il tema della seduta apparecchio di sembianti.

L’anno dell’Orientamento Lacaniano III, 1, ne «L’éthiquette de la psychanalyse» (Rivages n. 6), ha evocato il sembiante rispetto al discorso della scienza, ha accentuato la distinzione tra reale e sembiante (senso) ed è tornato sul sintomo, fondamentale, modo-di-godere. Il 18 novembre 1998, ha sviluppato il tema sembiante/reale, un sembiante che domina il reale nel primo insegnamento di Lacan e, in seguito, ha mostrato il rovesciamento con il quale il sembiante non domina più il reale, articolando ad esso l’inconscio. Ne « Il transfert negativo» (La Psicoanalisi n. 27), ha continuato sull’antinomia tra reale e sembiante, in relazione con la difesa, da disturbare, come pure sul sintomo come reale, il sinthomo come congiunzione tra significante e godimento. Il 13 gennaio 1999, ha continuato sul reale del sintomo. Il 20 gennaio 1999, ha segnalato che Lacan, all’inizio del suo insegnamento, ha sottovalutato la dimensione di Befriedigung nella Bedeutung del sintomo, benché Freud l’avesse messa in valore, per metterla in evidenza alla fine. Il 27 gennaio 1999, ha affrontato rapidamente il Seminario XVIII ed è tornato sulla Befriedigung del sintomo. Ne «I sei paradigmi del godimento» (La Psicoanalisi n. 26), ha ripreso la questione del sintomo nell’ultimo insegnamento di Lacan, sviluppando il tema del saperci-fare con il sintomo. Il 14 aprile 1999, ha commentato «Lituraterra» e ha precisato la distinzione tra lettera e sembiante. In «Biologia lacaniana ed eventi del corpo» (La Psicoanalisi n. 28), ha proposto, a partire da Lacan, la definizione di sintomo come evento di corpo, tema ampiamente sviluppato.

Ne «Il partner-sintomo», il 19 novembre 1997, ha constato che il termine di partner-sintomo, da lui introdotto a partire da Lacan, ha avuto molto successo. Ha messo all’orizzonte l’ordine del sintomo, sintomo che egli affronta nell’ultimo insegnamento di Lacan. Il sintomo diventa sinthomo (radice latina). Il sintomo è sembiante (immaginario e simbolico) o reale? Oppure una mediazione tra sembiante e reale? Poi, si è interessato all’uso del sintomo (saperci fare). Il sintomo apparecchio di supplenza si fonda su Inibizione, sintomo e angoscia di Freud. Ha fatto di questo testo la chiave di lettura dell’ultimo insegnamento di Lacan. Il sintomo, pertanto, non è verità ma godimento. Si tratta di pensare il sintomo a partire dal più-di-godere e non dalla castrazione. Poi ha fondato il partner-sintomo in Ancora. In «Qu’est-ce qu’être lacanien?» (Rivages n. 2), ha fatto un breve riferimento al sintomo nell’ultimo insegnamento di Lacan come un nome dell’aldilà dell’inconscio. Il 3 dicembre 1997, ha trattato a lungo del sintomo analitico, poi ha commentato Inibizione, sintomo e angoscia di Freud, un testo lasciato da parte dal primo Lacan. Il sintomo vi è incluso in una problematica di godimento. Ha fatto di tale testo il punto di capitone della seconda topica. Il sintomo vi è definito a partire dalla soddisfazione. Il 10 dicembre 1997, ha continuato la lettura di Inibizione, sintomo e angoscia di Freud, rilevando, a partire da esso, l’antinomia dell’orientamento della psicoanalisi: verso la finzione o verso il reale. Lacan, quando abborda il suo ultimo insegnamento, si riferisce a tale testo, con un orientamento verso il reale, cioè verso il sintomo. Il sintomo, in Inibizione, sintomo e angoscia è concepito da Freud come qualcosa che soddisfa la pulsione. È «l’altra soddisfazione» sviluppata da Lacan in Ancora. Il sintomo viene a soddisfare, al posto dell’oggetto d’amore che sarebbe quello buono. A partire da qui, Lacan porrà il sintomo come una necessità e non più come una contingenza. Nessuna pulsione senza sintomo. Da qui la fatalità del sintomo che impone un saperci fare con esso. Il 17 dicembre 1997, J.-A. Miller ha continuato sulla definizione del sintomo, nell’ultimo insegnamento di Lacan, a partire dal reale, e non più dal simbolico come è stato nel primo insegnamento. Il che gli permette di opporre al sintomo come reale il sembiante (immaginario e simbolico). Questa nuova definizione del sintomo gli ha permesso di ridefinire un essere lacaniano. Il Seminario di Lacan Di un discorso che non sarebbe del sembiante si propone di definire una psicoanalisi che non partirebbe né dal simbolico, né dall’immaginario, ma dal reale. La teoria delle finzioni di Bentham è stata esaminata, sostenendo che la categoria di sembiante in Lacan va al di là della finzione come effetto di verità o effetto di significazione. Il 7 gennaio 1998, è ritornato rapidamente su Bentham. Il 21 gennaio 1998, il partner è stato definito a partire dal godimento, per fondare il partner-sintomo. Il 28 gennaio 1998, ha ripreso il tema del sintomo e dell’altra soddisfazione. Ha evocato la Dama dell’amor cortese come l’eccellenza del partner-sintomo. Il 4 marzo 1998, ha posto una equivalenza tra l’Altro, luogo di godimento, e il sintomo. L’11 marzo 1998, ha continuato le sue considerazioni sull’Altro e sul sintomo. Il godimento del sintomo sostiene l’Altro, l’Altro che dissolve il godimento. Ha tentato di giustificare il sintomo dell’Altro sbarrato. In «Une théorie des couples» (Praxis n. 3), ha ricordato che il partner-sintomo è una puntualizzazione praticata sull’insegnamento di Lacan. Ha introdotto, quindi, una nuova angolatura. In «Una ripartizione sessuale» (La Psicoanalisi n. 41), ha opposto il sintomo e la devastazione come modi-di-godere propri del maschile e del femminile. In «Une nouvelle modalité du symptôme» (Les feuillets du Courtil n. 16), ha definito il sinthomo, concetto al di là del fantasma, come l’incidenza di godimento del significante sul corpo. Al posto della pulsione, il sintomo, o sinthomo, secondo l’ultimo insegnamento di Lacan, è il concetto del rapporto dell’inconscio con il corpo; esso è reale. Il sintomo reale (Lacan) viene al posto della pulsione intesa come mito (Freud). Ma il sinthomo è un concetto operativo. Il 27 maggio 1998, J.-A. Miller ha detto di aver posto il partner-sintomo come simmetrico al parlessere; il che tende a sostituirsi alla coppia del soggetto sbarrato e dell’Altro. Ha proposto questa formula: tra l’uomo e la donna c’è il sintomo; e anche: il sintomo è un mezzo di godimento. È anche quello con cui si deve vivere; bisogna sbrogliarsela con esso. La passe viene allora definita come il sintomo, in quanto modo-di-godere, messo a nudo. Il 17 giugno 1998, ci ha divertiti sul tema del sembiante, discutendo su Voltaire.

Ne «L’Altro che non esiste e i suoi comitati d’etica», nella «Introduction» (La Cause freudienne n. 35), ha annunciato l’epoca in cui tutto è sembiante e ha proposto di spostare la psicoanalisi nel luogo tra reale e sembiante. In questo impero dei sembianti che si abbozza, si tratta di estrarre un reale proprio dell’inconscio. Ne «Les pathologies contemporaines de l’identification» (Letterina n. 16), ha affrontato l’identificazione, il Nome-del-Padre e il sembiante. L’11 dicembre 1996, ha evocato lo statuto del sintomo a partire dalla castrazione concepita come un modo di godimento. In «L’Autre n’existe pas et le symptôme existe» (Letterina Archives n. 5), ha parlato dell’Altro che ha una struttura di finzione e ha fatto l’esempio del soggetto supposto sapere o de La/ donna. Ha evocato anche le affinità tra il sintomo e la menzogna; il sintomo sarebbe una menzogna sul reale. Il sintomo viene al posto dell’Altro sesso. Lacan non ha forse fatto del sintomo una sorta di punto metallico? L’8 gennaio 1997, ha ricordato che Lacan ha ridotto l’oggetto a ad un sembiante, un misto di godere e di senso (godi-senso). Il sembiante è il senso privato del reale. Il sembiante si iscrive nel reale tramite il sintomo. Ha proposto di tentare questo: il reale si insegue sempre a partire dal sembiante. Ha segnalato che, in Ancora, Lacan tronca il nodo del sembiante e del reale, in quanto il reale esclude il senso, ad eccezione del sintomo. Il 15 gennaio 1997, ha commentato che il senso è sembiante e poi che c’è del reale nel linguaggio; il che lo esclude dall’ordine del sembiante. Il 22 gennaio 1997, a partire da un’opera di Searle, ha parlato di un reale fuori sembiante. Ne «L’Autre qui n’existe pas et l’expérience de la passe» (La Cause freudienne n. 36), ha evocato Lacan che, in Ancora, fa dell’oggetto a solo un sembiante sulla via che va dal simbolico al reale. Il sintomo si inserisce tra il sembiante e il reale. Il 26 febbraio 1997, ha continuato la sua critica al libro di Searle in relazione al sembiante e al reale. Poi ha continuato sulla categoria clinica del sintomo, che si colloca nell’interferenza tra sembiante e reale. Ha evocato quello che non cessa nel sintomo, il suo resto, e anche la varità del sintomo posta da Lacan. Il 5 marzo 1997, ha detto che fa del sintomo il reale trattato dall’esperienza analitica. Ne «La teoria del partner» (La Psicoanalisi n. 34), ha posto il Nome-del-Padre come un sembiante, al posto del quale Lacan ha promosso il sintomo. Il partner del soggetto è il sintomo, partner-godimento. Il sintomo va più lontano dell’inconscio, viene al posto del non-rapporto sessuale. Si è dato l’obiettivo di precisare in modo generale il concetto di sintomo. Ha trattato dei sembianti sociali e dei sintomi individuali. Il reale dell’oggetto a viene distinto dal sembiante dell’oggetto a. Il sintomo è uno strumento per sapere cosa fare con l’altro sesso, esso riesce a rendere partner i parlesseri. Il sintomo rende felici, come il fantasma. Il partner può essere sintomo o devastazione (senza limitazione). Si tratta di un buon uso del sinthomo, di un saperci fare, al di là della traversata del fantasma. In «Une diatribe» (La Cause freudienne n. 37), ha ripreso il tema del sintomo al di là del fantasma e quello del sintomo e del rapporto sessuale. Ha valorizzato il rispetto dei sembianti per saperci fare.

Ne «La fuga del senso», il 22 novembre 1995, ha evocato la riduzione della psicoanalisi ai sembianti, poi del sembiante come condizione del godimento. Ha parlato del sinthomo come fantasma che ha assorbito il sintomo. Ne «L’écrit dans la parole» (Les feuillets du Courtil n. 12), ha parlato brevemente di comunicazione di sembiante e godimento. Ne «Il monologo dell’apparola» (La Psicoanalisi n. 20), ha evocato psicosi e sembiante, apparecchio e sembiante. Il 7 febbraio 1996, ha evocato significante e sembiante, e godimento. Ne «La pulsion est parole» (Quarto n. 60), ha parlato di castrazione e sembiante. Il 21 febbraio 1996, ha posto che l’oggetto a è solo un sembiante. In «Nous sommes tous ventriloques» (Filum n. 8/9), ha evocato Altro e illusione, sembiante. Il 27 marzo 1996, ha parlato rapidamente di motto di spirito e sembiante. Il 3 aprile 1996, ha detto rapidamente, a partire da Ancora, che l’oggetto a non è che un sembiante. Il 22 maggio 1996, ha trattato brevemente del Witz e del sembiante.

In «Silet», il 23 novembre 1994, ha citato Lacan del Seminario XI, su sintomo e soddisfazione, e contentezza. La verità può dire solo il sembiante sul godimento. Il 7 dicembre 1994, ha fatto una breve allusione a sintomo e significante e a una nuova definizione del sintomo che si produrrà in Lacan. Il 18 gennaio 1995, ha affrontato rapidamente l’oggetto a come sembiante, a partire da Ancora. L’8 febbraio 1995, ha ripreso l’oggetto a come sembiante, poi ha evocato il fallo, poi il significante e, da ultimo, il discorso, nel loro carattere di sembiante. Il 31 maggio 1995, ha evocato il soggetto macchia e il sembiante.

In «Donc», il 1°dicembre 1993, ha evocato rapidamente l’altro come sembiante e la fine dell’analisi. Il 16 marzo 1994, ha messo in valore il fort-da e il sembiante, poi l’oggetto a come sembiante. Ne «Le signe de l’amour» (Letterina Archives n. 2), ha parlato del rispetto dei sembianti e della castrazione. Il 4 maggio 1994, ha evocato il modo-di-godere come sintomo. Il 22 giugno 1994, ha parlato del Nome-del-Padre come sembiante.

Ne «Della natura dei sembianti», il 20 novembre 1991, ha presentato il sembiante e l’ha definito come una categoria. L’essere parlante è condannato al sembiante. Questa invenzione del sembiante come categoria è una tappa del suo cammino verso il nodo borromeo. Il sembiante viene opposto al reale. Ha enumerato vari sembianti: padre, madre, fallo. Ha evocato anche il sembiante sessuale, e ha parlato di verità e sembiante. Ha parlato dell’affinità tra donna e i sembianti. Nel «Commentaire du Séminaire inexistant» (Quarto n. 87), ha parlato del sembiante come concetto operativo. Ha continuato su essere e sembiante. Ha sviluppato Nome-del-Padre e sembiante, l’interpretazione come sembiante. Il 18 dicembre 1991, ha abbordato il tema del sembiante e le categorie del simbolico, dell’immaginario e soprattutto del reale, e poi è tornato sul sembiante e sul Padre. L’8 gennaio 1992, ha trattato dell’oggetto a e del sembiante (Ancora), poi dell’analista e dei sembianti, e di sapere e sembiante. Ha posto la questione: l’inconscio è un sembiante di sapere? Il 15 gennaio 1992, ha continuato sul vero e sul sembiante. Ha fatto un breve riferimento a Barthes, L’Impero dei sembianti. Il 22 gennaio 1992, ha abbordato il sembiante e il vero, l’oggetto a e l’essere, e il sembiante (Ancora). Il 29 gennaio 1992, ha trattato delle donne e dei sembianti. Lo ha illustrato utilizzando Zazie. Il 5 febbraio 1992, ha continuato su sembiante, reale, godimento e oggetto a. Ha abbordato la nozione di fanera, dell’ombra. Ha evocato la commedia dei sessi con il sembiante e il fallo, tra uomo e donna. Il 12 febbraio 1992, ha continuato sull’uomo e la donna, la donna con posticcio, poi il paressere. Il sembiante è una maschera. Ha evocato l’Uomo mascherato di Wedekind, La donna, maschera del Padre. Il 26 febbraio 1992, è tornato su Ancora e il sembiante tra simbolico e reale. Il sembiante è un significante che non è uno tra gli altri. Ha proposto il sembiante come punto di capitone. Poi è tornato su sembiante e reale. Lacan ha definito il sembiante come il Nome, da cui il Padre che può incarnarlo, il fallo come pezza d’appoggio del Padre. Ha continuato ancora sull’oggetto a come sembiante. E il significante-padrone, la legge edipica come sembianti. Si trionfa sul sembiante nella passe. Ha affrontato il sintomo alla fine dell’analisi, il sinthomo come modo fondamentale di godimento della pulsione. Il 25 marzo 1992, è tornato sul sembiante tra i sessi e sull’opposizione tra sembiante e reale. Ha affrontato la verità come sembiante (Il rovescio della psicoanalisi). Ha affrontato il sintomo in relazione a godimento e verità, poi il sembiante masochista. Il 1° aprile 1992, ha affrontato di nuovo sembiante e verità, e cinismo. Ha parlato dell’isteria e del sembiante di godere. Il 15 aprile 1992, ha affrontato godimento e sembiante, e immaginario. Il 20 maggio 1992, ha affrontato rapidamente sembiante, fallo e sessualità femminile, e padre. Il 27 maggio 1992, è tornato su sembiante e fallo, sviluppando questo tema. Il 3 giugno 1992, ha affrontato il sembiante rispetto alla fobia e al feticismo. Il 17 giugno 1992, ha parlato molto rapidamente del fallo simulacro.

In «Arringhe», il 5 dicembre 1990, ha evocato rapidamente il sembiante per criticarlo: l’infame si soddisfa con il sembiante; fa finta di credere all’inconscio. Il 13 marzo 1991, ha parlato rapidamente di sembiante e fallo. Il 12 giugno 1991, ha fatto una breve allusione al Nome-del-Padre come sembiante o sintomo.

Ne «Il Banchetto degli analisti», il 4 aprile 1990, ha fatto un breve riferimento a godimento e sintomo.

Ne «I divini dettagli», in «Un grande affresco» del 1° marzo 1989, ha evocato fallo e sembiante. Ha posto, allora, la questione che apre al corso di due anni dopo: il sembiante è solo del significante? Il 3 maggio 1989, ha parlato di sintomo e godimento.

In «Causa e consenso», il 9 marzo 1988, ha evocato oggetto a e sembiante, ed essere.

In «Ciò che fa insegna», il 5 novembre 1986, ha annunciato che con l’insegna, il sembiante sarà trattato nel corso dell’anno. Il 12 novembre 1986, ha posto l’S1 come sembiante, uno-in-più dell’Altro. Il 7 gennaio 1987, ha evocato rapidamente il padrone come sembiante. Il 4 febbraio 1987, ha posto l’analista come sembiante dell’oggetto della pulsione. L’11 febbraio 1987, ha evocato sembiante, dire, S1. È tornato sul suo corso «Risposte del reale» ponendo che il reale è del sembiante. Ha affrontato anche rapidamente passe e sembiante. Ne «Le sinthome, un mixte de symptôme et fantasme (La Cause freudienne n. 39), ha trattato del sigma (S) del sintomo. Il sintomo è composito : significazione e fantasma o rapporto con il godimento. Questo è il sinthomo. Ha evocato la formula di Lacan «Il sintomo è ciò che non cessa di scriversi». Ha definito il sintomo come un modo di godimento dell’inconscio (Seminario RSI). Il 18 marzo 1987, ha posto che quello che fa insegna è il sintomo. Ha commentato Ancora: oggetto a e sembiante. Lacan ha definito ogni sintomo come un modo di trattamento del reale con il simbolico. Il 25 marzo 1987, è tornato sul nodo che ha stabilito tra imago e sinthomo e ha continuato sull’insegna come sintomo, sul godere nel sintomo, ecc. Ha evocato Joyce. Il 1°aprile 1987, ha evocato l’opacità del sintomo. È tornato sulla nuova definizione del sintomo che è il sinthomo, sigma, S, poi sull’identificazione al sintomo della fine dell’analisi, che non è un’identificazione significante, ma che comporta il godimento. Il sintomo è un modo di godere del soggetto. S1 è sintomo, produttore di godimento (RSI). Ha rinviato a quanto Lacan dice di Joyce: il sintomo abolisce il simbolo. Ha evocato il sintomo come funzione matematica (Lacan). Il 29 aprile 1987, ha affrontato il sinthomo e la scrittura dell’inconscio (cfr. «Televisione») e il sintomo isterico come modo-di-godere dell’inconscio. Il 6 maggio 1987, ha parlato di Joyce, poi dell’operazione selvaggia del sintomo che trasferisce l’uno dell’inconscio alla scrittura della lettera. Il 20 maggio 1987, è tornato sul sintomo che fa ex-sistenza a partire dall’inconscio. Ha continuato sul nuovo statuto del sintomo, in particolare il legame a lalingua, e ancora su Joyce. Il 3 giugno 1987, ha ripreso sintomo, consistenza e ex-sistenza. Citando Lacan: il reale è la mia risposta sintomatica. Il 10 giugno 1987, è tornato sulla formula funzionale del sintomo. Ha reso conto del sintomo, simbolico, in quanto ha un’incidenza nel reale. Ha continuato su sinthomo e nodo. Ci ha proposto di passare da una definizione del sintomo, incidenza del simbolico nell’immaginario, a un sinthomo, effetto del simbolico nel reale. Il 17 giugno 1987, ha evocato rapidamente Joyce. Il 24 giugno 1987, ha posto il sintomo come una invenzione. Ha implicato il corpo nel sintomo. Poi ha continuato su Joyce.

In «Extimità», il 13 novembre 1985, ha affrontato rapidamente discorso e sembiante e il tema del vacillamento dei sembianti. Il 15 gennaio 1986, ha evocato amore e sembianti, poi piccolo a che è solo un sembiante d’essere. Il 22 gennaio 1986, è tornato su piccolo a come un sembiante d’essere (cfr.«Lo stordito», il discorso analitico). Il 5 febbraio 1986, ha evocato rapidamente la mascherata femminile, mascherata del sembiante, poi amore e sembiante. Il 26 febbraio 1986, ha fatto un breve riferimento all’amore e al sembiante. Il 23 aprile 1986, ha affrontato rapidamente oggetto a e finzione, sembiante, e analista e sembiante. Il 7 maggio 1986, ha parlato brevemente di significante e sembiante. Il 28 maggio 1986, è tornato su oggetto a e sembiante. Il 4 giugno 1986, ha evocato acting out, reale e sembiante, poi sapere e sembiante, verità, sapere e sembiante: la verità ha una struttura di finzione; poi reale e sembiante. È tornato su discorso e sembiante, Altro dell’Altro e sembiante, Nome-del-Padre e sembiante.

In «1, 2, 3, 4»,, il 14 novembre 1984, ha evocato significante e sembiante. Il 24 febbraio 1984, ha fatto un breve riferimento a nominalismo e sembiante. Il 3 luglio 1985, ha evocato psicoanalisi, discorso e sembianti, poi oggetto a reale e sembiante. Il sembiante agisce, ma non per questo è vero. Poi ha evocato isteria e sembiante.

In «Alcune risposte del reale», il 9 novembre 1983, ha evocato brevemente reale e sembiante. Il 14 dicembre 1983, oggetto a e sembiante. Il 25 gennaio 1984, Barthes e L’Impero dei sembianti, poi il tema analista e sembiante, e mascherata e sembiante. Il 1° febbraio 1984, ha parlato rapidamente di analista, essere e sembiante. L’8 febbraio 1984, ha parlato di Altro simbolico e Altro sembiante. Il 29 febbraio 1984, è tornato su analista, oggetto e sembiante. In «Lecture critique des Complexes familiaux» (La Cause freudienne n. 60), ha evocato rapidamente artificio e sembiante. Il 21 marzo 1984, ha fatto allusione a Joyce. Il 28 marzo 1984, ha evocato lettera, significante e sembiante, e rinviato al «Seminario su La Lettera rubata» per i sembianti della strategia significante. Il 25 aprile 1984, ha parlato di verità e sembiante, poi di isteria, verità e sembiante. Il 6 giugno 1984, ha evocato etica e sembiante, poi artificio e sembiante, e ancora analista, oggetto a e sembiante. Il 29 giugno 1984, è tornato su analista, oggetto a e sembiante.

In «Dal sintomo al fantasma e ritorno», il 10 novembre 1982, ha parlato di isteria e sembianti. Il 12 gennaio 1983, ha fatto un breve riferimento al fallo come sembiante. Il 26 gennaio 1983, ha evocato il sembiante come faccia immaginaria del significante. Il 2 febbraio 1983, è tornato su analista e sembiante. Il 23 febbraio 1983, ha evocato rapidamente significante-padrone e sembiante. Il 16 marzo 1983, ha parlato di doppio e sembiante. Il 23 marzo 1983, dello psicoanalista che dà sembiante al reale. Il 20 aprile 1983, ha parlato del sembiante nel discorso. L’11 maggio 1983, ha fatto breve riferimento al fallo come sembiante. Il 25 maggio 1983, ha affrontato senso e sembiante nel caso del piccolo Robert. L’8 giugno 1983, ha parlato di-senso(Lacan) e sembiante. Ha qualificato il sembiante come immaginario e simbolico.

In «Scansioni nell’insegnamento di Lacan», il 25 novembre 1981, ha evocato rapidamente il rispetto dei sembianti. Il 20 gennaio 1982, ha definito il fallo come sembiante. Il 3 marzo 1982, ha trattato di significante, godimento e sembiante. Il 17 marzo 1982, di isteria, fallo e sembiante. Il 24 marzo 1982, ha trattato di satira e sembiante, poi di parlessere, discorso e sembiante, significante-padrone. Ha continuato su Barthes e i sembianti. Ha posto il sembiante, non come immaginario, ma come del significante non referenziale. Ha parlato del sembiante nel discorso del padrone. Ha evocato Valéry, Montesquieu. Ha posto in che modo la psicoanalisi procede dal sembiante. Essa denuda la posta in gioco di reale che il sembiante comporta. Poi ha affrontato il tema delle donne e del sembiante, e del fallo. Il 28 aprile 1982, ha evocato rapidamente la causa del desiderio, verità e sembiante. Il 12 maggio 1982, ha evocato rapidamente metafora paterna, godimento dell’oggetto a e sembiante fallico. Il 23 giugno 1982, ha affrontato significante e sembiante, poi logica e sembiante, verità e sembiante, paranoia e sembiante, soggetto, reale e sembiante, e bomba atomica e sembiante. Ha aggiunto che si devono rispettare i sembianti.

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Una scelta di testi

«Des semblants dans la relation entre les sexes» (1992), La Cause freudienne n. 36: JAM affronta il sembiante in particolare sul lato femminile. La donna non esiste. Da cui la maschera di niente che le donne amano. Il sembiante ha la funzione di velare il niente. Essere il fallo implica una riduzione dell’avere dell’Altro al sembiante. Commenta Médea, la vera donna, poi Madeleine (di Gide), La donna povera di Léon Bloy. Distingue il sembiante sul lato uomo (legato all’avere) e sul lato donna (mancanza). Nella donna con posticcio, l’apparire è essenziale, appare come una sua proprietà. Distingue il posticcio lacaniano, un sembiante che ammette di essere un sembiante. Affronta il cinismo femminile. Termina sulla fine analisi, identificazione al sintomo e sembiante.

«Lacan con Joyce» (1996) (La Psicoanalisi n. 23)
Una lettura in Seminario dei testi di Lacan su Joyce.

«L’appareil à psychanalyser» (1997), Quarto n. 64
JAM parla del reale e del sembiante, del senso nell’esperienza analitica. Poi affronta il sintomo, quanto vi è di più reale nell’esperienza analitica. L’ultimo insegnamento di Lacan, che è animato dall’antinomia del reale e del senso, si è agganciato in modo particolare alla questione del sintomo. Il sintomo è un fenomeno di credenza. Lacan tenterà di vedere se il sintomo può essere elevato allo stato di quello che non cessa di scriversi. Cfr. Inibizione, sintomo e angoscia. Il sintomo è la forma che assume l’esigenza pulsionale in quanto non cessa di farsi intendere e in quanto non cessa di soddisfarsi. Lacan parla di varità del sintomo, vale a dire di una verità variabile a livello della decifrazione del sintomo, ma vi è comunque un nocciolo del sintomo, che è una semplice lettera che si ripete nel reale. Quello che si ama sostanzialmente in una persona è il suo sintomo, vale a dire il modo in cui lui stesso tratta l’assenza del rapporto sessuale. Ciascuno ha come partner un sintomo, un modo-di-godere. Si tratta di saperci fare. Non ci si disfa di esso, nel senso che è quanto vi è di più reale per ciascuno.

«La psychanalyse, la cité, les communautés» (1997) (Tabula n. 2):
JAM fa riferimento a Inibizione, sintomo e angoscia. Parla del sintomo come di una soddisfazione sostitutiva. Evoca reale, godimento e sembianti, poi significanti, ideali e sembianti. Lacan ha posto che il padre è un sembiante e che si può farne a meno, a condizione di servirsene. Affronta il tema di schizofrenia e dei sembianti e, poi, afferma che tutti delirano. Questo relativizza il Nome-del-Padre, l’Edipo. Poi affronta il più-di-godere e i sembianti. Lacan lo chiama sinthomo. Parla di nuovo di Searle, dell’ordine sociale e dei sembianti sociali.

Politique lacanienne 1997-98, 1998-99;«Un divertissement sur le privilège» (7 aprile 1999), Letterina Archives n. 7, ACF-Normandie
JAM vi affronta la questione dei sembianti e del reale, e anche quella del parner-sintomo.

«Il Seminario di Barcellona sul sintomo», Il partner-sintomo
Importante apporto sul sintomo a partire da Inibizione, sintomo e angoscia.

Conclusione delle Lezioni del sinthomo (Giornate ECF 2005)
Importante apporto sul sinthomo. Intervento alle Giornate dell’ECF 2008 (Presentazione del tema delle Giornate dell’ECF 2009)

JAM pone che la levata del sintomo non è mai completa. Freud sottolineava la persistenza di resti sintomatici. Da cui la nozione del sinthomo, che allarga il concetto di sintomo. Il sinthomo, a differenza del sintomo, non viene mai levato. In che misura il sinthomo autorizza o meno un soggetto a porsi come analista? Il sintomo è una formazione dell’inconscio, in tutto e per tutto significante. Il sintomo non è una formazione dell’inconscio, include il reale. A livello del reale, possiamo dare allo psicoanalista uno statuto che non sia solo di sembiante? C’è modo di verificare, nella procedura della passe, tramite che via singolare la realizzazione significante dello psicoanalista, preso uno per uno, si è appoggiata per loro a una rivelazione del fantasma? Quale incidenza comporta tale evento sul sinthomo? Quale nuova traiettoria di godimento si può tracciare a partire da qui?

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Di Lacan, per il sembiante, ci si riferirà in primo luogo al Seminario XVIII, D’un discours qui ne serait pas du semblant, Paris, Seuil; e, per il sinthomo, al Seminario XXIII, Il sinthomo come pure ai testi su Joyce. E, in modo generale, all’ultimo e all’ultimissimo insegnamento di Lacan, in particolare ai Seminari … ou pire e Les non-dupes errent. Dei testi più del primo Lacan avranno pure il loro interesse: «La cosa freudiana» (sul leggio), «Il Seminario su La lettera rubata», Seminari e testi che vertono sul vaso rovesciato, «La significazione del fallo», «Discorso all’EFP», «Radiofonia», «Lituraterra», «Lo stordito», «Televisione», «Ou pire», il suo intervento a La grande Motte, «Nota italiana», «Prefazione al Risveglio di Primavera», «La Terza», i suoi interventi a Yale, con gli studenti del Massachussets, la sua conclusione del Congresso EFP 1978. Eccetera.

Traduzione: Adele Succetti

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