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dal 26 al 30 aprile 2010
VII Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi
Sembianti e sinthomo
VII Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi
 
Ontologia, ontico, oggetto a
Pierre-Gilles Gueguen
 

Nel 1964, mentre Lacan pronunciava, all’École Normale Supérieure, il suo Seminario su I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Jacques-Alain Miller lo interrogava sulla sua ontologia (13 maggio 1964). [1] La domanda ha accompagnato Lacan per molti anni ed è nel Seminario Ancora, in particolare, che fornisce una risposta certa sebbene abbastanza discreta.

J-A. Miller, invece, riaffermava quest’anno, nel suo Corso dell’8 aprile 2009 "Cose di finezza in psicoanalisi", che lo sforzo di Lacan era stato quello di "fare del godimento la causa di desiderio attraverso il suo oggetto a", ma che aveva dovuto rinunciarvi, in particolare trasferendo il luogo dell’Altro nel corpo. La risposta ultima di Lacan, secondo J-A. Miller, si trova nel Seminario Il Sinthomo, nella forma: "Il godimento dell’Altro, non c’è; non c’è che il godimento del corpo proprio". Ne risulta che: "L’oggetto a non è un essere. Ciò significa che non appartiene all’ontico." Il riferimento di Lacan, che dà in questo Corso è: Ancora, p. 87 e p. 114.

Non è la prima volta che J.-A. Miller rimette al lavoro questa questione. Essa insiste, in effetti, in modi diversi, e in particolare riguardo agli esiti e alla fine dell’analisi.

L’11 maggio 1988, commentando, nel suo Seminario di DEA, l’articolo di Freud "Precisazione sui due principi dell’accadere psichico", notava che possiamo reperire, in Heidegger, due modi successivi di trattare la questione dell’Essere. Può essere il filosofo per il quale la libertà consiste nell’abbondono al disvelamento dell’essere; è qui, nota J.-A. Miller, che introduce il tema dell’esistenza. [2] Ma è anche il filosofo dell’oblio dell’essere, che vela l’essente: "Nello stesso tempo, c’è un secondo Heidegger – indica – che simultaneamente, correlativamente, mette l’accento sulla dissimulazione innata dell’Essente". [3] Segnalava, inoltre, che la filosofia è il discorso che, più di ogni altro, confonde l’essere e il reale.

Da qui l’importanza del tema freudiano dell’evitamento perpetuo della realtà da parte del nevrotico. In quel momento, J.-A. Miller segnala quanto sia importante mantenere distinti l’evitamento nevrotico di ciò che si deve fare e l’evitamento psicotico della Realität, in cui s’installa una realtà sostitutiva. Interpreta l’al di là del principio di piacere freudiano come qualcosa che lavora per il godimento, ed è ciò che gli fa dire: "Il soggetto freudiano non si dedica per nulla al mondo, anche quando si tratta di realtà esterna. Non si dedica che al godimento." La psicoanalisi, quindi, obbliga a separare la questione dell’essere e quella del reale.

Ma torniamo al Corso del 1992, "La natura dei sembianti". J.-A. Miller vi afferma, ancora una volta, riguardo all’oggetto a: "Non è l’essere, non è che un sembiante". È a partire dal commento del triangolo del capitolo otto del Seminario Ancora che lo stacca con forza, basandosi su brevi notazioni di Lacan. Tutto questo capitolo del Corso [4] vi è consacrato.

Rileviamo alcune formule centrali:
"La vera natura dell’oggetto a (...) non è di rapporto al reale; anche se è nell’inclinazione nello slancio del Simbolico verso il Reale, battezzato "referenza" nei vani sforzi della logica matematica per cogliere il reale - anche se è su questo cammino verso il reale che si incontra, questa vera natura è di rapporto all’Essere".

O ancora :
"Il punto di partenza che prendiamo nella mancanza ad essere è proprio ciò che ci porta a confondere l’essere - l’essere positivo - con il reale."

In questo capitolo del suo Corso, J.-A. Miller ricorda, in particolare, che la questione dell’Essere è, da Parmenide e Platone in poi, la questione filosofica, ma che, per la psicoanalisi, l’equivalenza tra la causa del desiderio e l’oggetto pulsionale come tale non si tratta che attraverso i sembianti: "L’oggetto a, la sua posizione, risponde di ciò che il soggetto può incontrare, può avere come complemento l’essere,  un essere. Ciò che chiamiamo oggetto a è ciò che, nel disastro del soggetto che si chiama mancanza ad essere, sembra dare il supporto dell’essere, per riprendere l’espressione di Lacan..."

È, infine, in questo capitolo del Corso "La natura dei sembianti" che J.-A. Miller sviluppa l’argomento ontologico, ricordando come sia vero che, nella passe, "c’è come una moina d’argomento ontologico". Questo evoca ciò che Lacan diceva della passe nella proposizione d’ottobre: essa "fa essere". Oggi J.-A. Miller prosegue su questo tema, indicando che con la passe si tratta, infatti, di una "nuova alleanza con il godimento", come tale impossibile da negativizzare.

 
Notes
1- J. Lacan, Le Séminaire Livre XI, p. 167.
2- Su questo punto, dava il riferimento della conferenza del 1930, intitolata "L’essenza della verità", M. Heidegger, Questions I et II, Coll. Tel Gallimard, Paris, 1968. In particolare, p. 177.
3- Ivi, per esempio, nella conferenza del 1955, intitolata "Contributo alla questione dell’essere".
4- J.-A. Miller, "De la Naturaleza de los semblantes", ch. 8, La verdadera naturaleza del objeto a, Paidos, Buenos-Aires, 2002.
 
Traduzione : Massimiliano Rebeggiani
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