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dal 26 al 30 aprile 2010
VII Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi
Sembianti e sinthomo
VII Congresso dell’Associazione Mondiale di Psicoanalisi
 
Il sembiante come categoria operativa
Victoria Horne Reinoso
 

"Il sembiante consiste nel far credere che c’è qualcosa là dove non c’è niente"[1]
"Il sembiante non è vana illusione. Il sembiante opera."[2]

La clinica lacaniana gira intorno a un buco. Che si tratti del (-phi) della castrazione, della forclusione o dell’inesistenza del rapporto sessuale, il buco, la mancanza, il vuoto del riferimento costituiscono il perno strutturale intorno al quale si potrà costruire l’impalcatura del parlessere. Per situare la posta in gioco della questione del sembiante, Jacques-Alain Miller differenzia il regime dell’Un-tutto da quello del non-tutto. Pone il regime dell’Uno come quello della logica edipica che articola i diversi livelli della "mancanza" con ciò che viene in questo posto, ciò che fa tappo: "Il buco, la perdita, la castrazione sono pensabili solo sotto il regime dell’Uno". [3] Il non-tutto, invece, J.-A. Miller lo articola, in particolare sotto il regime della costanza della pulsione: qui si tratta "di altro rispetto alla mancanza e ai suoi tappi", giacché "la costante pulsionale non conosce la perdita". La pulsione, in quanto è uno dei nomi freudiani del godimento, ha una "positività" che "ignora i destini e l’efficacia della mancanza". [4]

Portando a "pensare insieme il simbolico e l’immaginario" [5] in opposizione al reale, la categoria del sembiante viene al posto di ciò che non c’è nel regime dell’Uno. Nella serie dei sembianti affrontati da J.-A. Miller nel suo Corso, emerge una triade fondamentale. Si tratta del padre, del fallo e dell’oggetto a. Questi tre sembianti, ci indica J.-A. Miller, si articolano. Il padre, sembiante per eccellenza, è sostenuto dal sembiante fallico, che "attesta" il padre e prende senso solo in relazione al resto dell’operazione della castrazione, vale a dire all’oggetto a. [6] J.-A. Miller li considera come dei "nomi del godimento": sono dei sembianti che appartengono tutti e tre alla logica dell’Uno. È a partire dal simbolico che essi offrono una prospettiva sul godimento.

Se l’oggetto a è "il significante del godimento in quanto resto della castrazione, [cioè] la parte che ha resistito all’operazione", esso appartiene comunque al regime dell’Un-tutto, alla logica edipica in quanto si articola alla castrazione come mancanza. J.-A. Miller ci ricorda nel suo Corso di quest’anno che l’oggetto a è il complemento di una mancanza: del (-phi) della castrazione, del soggetto nel fantasma... Se è "condensatore di godimento", esso è comunque sembiante, effetto del simbolico che risulta dallo sforzo per acciuffare il reale, come Lacan formula nel suo Seminario Ancora.

Lacan incita l’analista a "farsi ingannare credendo" nei sembianti che permettono l’emergenza del soggetto supposto sapere. È mettendo l’oggetto a in quanto sembiante al posto di agente nel discorso analitico che l’analista opera. Il sembiante è, secondo il termine di J.-A. Miller, "strumento dell’analista nella cura". [7] Venendo al posto di..., il sembiante occupa il luogo di quello che non può dirsi: è operativo nella misura in cui è l’indizio di un reale in gioco. Per questo J.-A. Miller ci invita a mettere in evidenza questo "bordo di sembiante che situa il nocciolo di godimento". [8]

 
Notes
1- J.-A. Miller, "L’orientation lacanienne. De la nature des semblants", insegnamento pronunciato nell’ambito del dipartimento di psicoanalisi dell’Università di Paris VIII, lezione del 20 novembre 1991, inedito.
2- Ivi, lezione del 18 dicembre 1991, inedito.
3- Ibidem.
4- Ivi, lezione del 26 febbraio 1992, inedito.
5- Ivi, lezione del 18 dicembre 1991, inedito.
6- Ivi, lezione del 26 febbraio 1992, inedito.
7- J.-A. Miller, "Semblants et sinthome", La Cause freudienne, n. 69, Paris, Navarin/Seuil, septembre 2008, p. 128.
8- Ivi, p. 131.
 
Traduzione: Nicoletta Bolzani
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